Categoria: <span>Percorsi di Meditazione</span>

Estate Indiana. Percorso di Meditazione per principianti ed esperti.

Lo scopo della meditazione è sospendere la mente dalla sua attività incessante, sostare nella quiete interiore, abbandonare le tensioni e i conflitti quotidiani. Questo esercizio avvicina la mente alla contemplazione intuitiva del Sé. Se la mente ordinaria lavora soltanto in base all’esperienza del passato, è come se la nostra testa fosse rivolta sempre all’indietro, mentre nella quiete della meditazione, abbandonando le tensioni accumulate, si recupera effettivamente la postura frontale, quella dedicata al presente, e infine ci si affaccia senza paura sul futuro: l’ignoto, l’impensabile, il vuoto. Sostare senza timore, gioiosamente nel vuoto, è una esperienza di grande potenza e di energia.
Ogni pensiero disperde e consuma la nostra energia, ogni percezione e ogni alterazione della coscienza si nutrono della nostra attenzione. Con la quiete si ritrova l’energia incontaminata, la sorgente di ogni possibilità creativa e di guarigione. Questa esperienza di libertà può dare vita a felici intuizioni e profondi sentimenti di liberazione. Soltanto distogliendo la mente dalla pressione esercitata dal passato, dai desideri e dal raziocinio di oggetti già noti, solo in questa liberazione si può sostenere senza angoscia il presente e il futuro, e sospingersi a evolvere in avanti, verso una migliore e libera, e più creativa esperienza di sé. Questo stato si dice abbia la stessa natura del “gioco dei fanciulli”, poiché il meditatore come un fanciullo è completamente assorto nel suo gioco, tutta la sua attenzione è unificata nella sua attività, senza alcuna fluttuazione verso il mondo esterno. Così anche il detto di Eraclito, che Dio sia un bambino che gioca, assume una connotazione non soltanto metaforica. E’ nella pienezza di questa espressione unificata, assorta e appagata, che si può incontrare la Persona divina, o il Sé.

Spanda Karika e Vijnana Bhairava. La mente, la coscienza, l’estasi.

Meditazione e contemplazione sono le sole attività che ci rendono pienamente umani e che ci competono.In meditazione, pensiamo come pensano le montagne, gli alberi, gli animali, le stelle, i fiumi… Ciò che ci rende più umani ci porta all’unisono con il cosmo, che è una ininterrotta meditazione, una sola mente che respira e vigila in ogni essere. Siamo allora pienamente umani, coscienza e contemplazione. Ciò che ci rende più vicini a noi stessi ci rende partecipi del tutto. Realizzare questo Sè è il solo scopo della vita. Questa coscienza universale che sente, pensa e respira con la vita di tutti gli esseri, è come una foresta che pensa attraverso le innumerevoli radici, ramificazioni e foglie degli alberi, che regola la vita e la diversità degli animali, e produce le sue piogge, il suo clima, e nutre il suolo da cui trae nutrimento e forma ogni essere che la abita e …

SHIVARATRI & SHIVA SUTRA

Shivaratri è la notte sacra in cui la tradizione indiana celebra le Nozze di Shiva e Parvati.
Il matrimonio sacro, l’unione del cielo e della terra, è stato ritualizzato con cerimonie solenni e notturne in ogni cultura tradizionale, come il momento più sacro, in cui la natura ritorna a coincidere con la sua essenza divina, cosicché ritornando al momento iniziale, precedente alla creazione, all’attimo perfetto in cui non era più il non essere e non ancora era l’essere, in cui tutto era unito e potenziale, si concepisse la nuova creazione. Popolarmente, specie nella divulgazione antropologica, questa rinascita è sembrata legata alla fertilità della terra e dei viventi tutti, che certamente sono compresi in questo concepimento cosmico, ma ne sono altresì partecipanti sospesi, come la loro stessa creazione. Proprio perché le nozze sacre sono prerogativa del divino, sua inconcepibile ierofania, esse sono segrete e conferite alla sola testimonianza dell’intuizione spirituale, che è l’autentica dimensione seminale e causale dell’accadere cosmico.

Navaratri. Il Sacro Femminile e la Conoscenza di Sé.

L’effetto di vivere una società devota al consumo, al potere e al denaro ci abitua a vivere una radicale dissociazione dal logos materno e creativo, dal sentimento del divino in chiave femminile, della potenza generatrice. La stessa definizione di femminile è ambigua, abitata da una sedimentazione di percezioni letterarie svalutative e da oggettificazioni mondane, colorate a diventare via via la migliore e più popolare definizione del desiderabile, e perciò della frustrazione e dell’attaccamento, e infine della condanna. L’immagine è offuscata dalla prepotenza sessuale e dalla mancanza, dalla violenza e da una perenne scarsità, cioè da una radicata e tossica dualità. Il rapporto con il logos materno è tossico perché è stato relegato al desiderio oggettuale, primitivo, infantile, di essere Altro. L’oggetto che è massimamente desiderabile e che dovrebbe risolverci, si astiene, ci viene sottratto, si nega. La dualità è una dolorosa illusione. La maggior parte delle persone che oggi si …

Gayatri Mantra, Chaturmasya Sadhana

La traduzione letterale della Gayatri è sempre approssimativa e parziale. Troviamo molte di queste parafrasi sparse nei testi occidentali, che non di rado sottolineano come proprio questo Mantra sia la preghiera universale dell’Induismo, una sorta di “Padre Nostro”. Dovremmo invece osservare il suo andamento ridondante e ritmico che è la sua ragione d’essere: il mantra ha/è il potere fissare la mente sulla meditazione dell’oggetto spirituale, evocarlo e spalancarlo davanti ai nostri occhi, farci entrare in esso in contemplazione, farne esperienza diretta, non concettuale. Non è perciò agevole tradurre la Gayatri, e nemmeno affidabile, poiché è forse la formula più astratta e arcaica dopo lo stesso Om, non una metafora letteraria.

108 Maha Mrityunjaya Mantra per la Pace

Da Lunedì 14 Marzo 2022 ci riuniamo ogni Lunedì alle 21.30 su Skype per recitare il Maha Mrityunjaya Mantra e meditare la Pace. Il Mantra Maha Mrityunjaya, dedicato a Rudra Shiva, si trova nel Rudra Namakam, inno dello Yajur Veda, e si rivolge al Signore di tutto ciò che vive, qui invocato come l’essenza invisibile che fa sbocciare i fiori in primavera, la potenza che anima e comanda ogni vivente, affinché come il frutto si stacca dal ramo, anche l’anima si distacchi dalla mortalità. Perciò è considerato un Mantra di guarigione, fisica e psichica, poiché la morte qui è intesa come l’avidya che fa decadere la coscienza dentro le spire della morte, a causa delle proprie azioni e per effetto dell’incoscienza di sé. La morte è perciò espressione del Karma, dell’ignoranza, dell’innata tendenza a portarsi alla morte che spinge inconsapevolmente ad andare verso la propria rovina. Perciò il Mantra si …

In lode della Grande Dea. Devi Mahatmya.

IL RE, IL MERCANTE E IL SAGGIO Il Devīmāhātmya inizia con il racconto del rishi Mārkaṇḍeya che narra di un re virtuoso, di nome Suratha, di come soffrisse per aver perduto il suo regno e come cavalcando da solo nella foresta fosse giunto all’eremo di Medha, un sant’uomo. Il racconto poi prosegue con l’arrivo all’eremo di un mercante di nome Samadhi, espropriato della sua ricchezza e scacciato dalla sua avida famiglia. In quel luogo, circondati dalla pace e dalla bellezza, entrambi si aspettano di trovare la tranquillità, ma al suo posto emerge un profondo tumulto interiore, alimentato da pensieri ricorrenti di smarrimento, tradimento e di attaccamento a ciò che si erano lasciati alle spalle. Il re riteneva che in quanto uomini di conoscenza, avrebbero dovuto saper individuare la causa della loro infelicità. Insieme si rivolgono a Medha, che immediatamente riconosce nella conoscenza intesa dal re la conoscenza del mondo materiale …

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