A Pesaro. Ogni Domenica 16,30 – 19,30 dal 2 luglio al 3 settembre. Dalle 16,30 alle 19,30.
Con il Plenilunio di Luglio, che in India segna la data di Guru Purnima, il plenilunio in cui si celebra il Guru, ha inizio il periodo di Chaturmasya, un tempo segnato dalle piogge monsoniche e dal calore intenso, che invita al ritiro e alla meditazione. Tradizionalmente questo periodo è dedicato degli yogi a ritirarsi in un luogo per meditare, o istruire i propri discepoli. Questa usanza si chiama Chaturmasya Vrata, e consente ai monaci viaggiatori di rimanere senza spostarsi, nello stesso luogo, fino al termine del periodo di voto. Nel periodo delle piogge molti piccoli animali, che normalmente restano nascosti nel terreno o nelle tane, escono allo scoperto, o schiudono le uova. Camminando, questi animali potrebbero essere calpestati, e dunque per rispettare il voto di non violenza, gli asceti scelgono di restare fermi in un solo luogo di eremitaggio, meditando e approfondendo le dottrine spirituali insieme ai discepoli.
La vita ordinaria, compresa quella dei monaci, quindi, si sospende, per dare luogo a un periodo sacro, in cui la natura prende il sopravvento nella forma della pioggia e delle lente trasformazioni che deve operare segretamente tra gli esseri più piccoli della terra, affinché il suo corso sia propizio e abbondante per tutto l’anno.
L’idea di vivere il periodo dei monsoni in occidente, sottraendolo alle vacanze estive e al clima edonistico che domina l’estate, non è solo riprodurre un’usanza indiana, ma ricavare uno spazio nel nostro stile di vita che sia dedicato a se stessi nel senso più profondo e consapevole, distaccando per alcune ore dalla frenesia e dal rumore. Questo spazio differente dal trambusto del mondo, isolato e silenzioso, in cui i sensi si ritirano all’interno per ascoltare il suono profondo, il respiro, il mantra, la radice dell’essere, è in poche parole il quadro stesso con cui descrivere il processo di meditazione.
Lo scopo della meditazione è sospendere la mente dalla sua attività incessante, sostare nella quiete interiore, abbandonare le tensioni e i conflitti quotidiani. Questo esercizio avvicina la mente alla contemplazione intuitiva del Sé. Se la mente ordinaria lavora soltanto in base all’esperienza del passato, è come se la nostra testa fosse rivolta sempre all’indietro, mentre nella quiete della meditazione, abbandonando le tensioni accumulate, si recupera effettivamente la postura frontale, quella dedicata al presente, e infine ci si affaccia senza paura sul futuro: l’ignoto, l’impensabile, il vuoto. Sostare senza timore, gioiosamente nel vuoto, è una esperienza di grande potenza e di energia.
Ogni pensiero disperde e consuma la nostra energia, ogni percezione e ogni alterazione della coscienza si nutrono della nostra attenzione. Con la quiete si ritrova l’energia incontaminata, la sorgente di ogni possibilità creativa e di guarigione. Questa esperienza di libertà può dare vita a felici intuizioni e profondi sentimenti di liberazione. Soltanto distogliendo la mente dalla pressione esercitata dal passato, dai desideri e dal raziocinio di oggetti già noti, solo in questa liberazione si può sostenere senza angoscia il presente e il futuro, e sospingersi a evolvere in avanti, verso una migliore e libera, e più creativa esperienza di sé. Questo stato si dice abbia la stessa natura del “gioco dei fanciulli”, poiché il meditatore come un fanciullo è completamente assorto nel suo gioco, tutta la sua attenzione è unificata nella sua attività, senza alcuna fluttuazione verso il mondo esterno. Così anche il detto di Eraclito, che Dio sia un bambino che gioca, assume una connotazione non soltanto metaforica. E’ nella pienezza di questa espressione unificata, assorta e appagata, che si può incontrare la Persona divina, o il Sé.
L’esperienza della meditazione è fermamente centrata su di sé, ogni distrazione è sopita, ogni fluttuazione è arrestata. Allora si può accedere, in virtù di questa “pienezza” dell’attenzione e dei sensi, a uno stato che è primordiale e ulteriore alla mente ordinaria. Perché facilmente, come un gioco di fanciulli, questa esperienza emerge spontaneamente dal profondo, quando le operazioni ordinarie e dispersive della mente sono quietate.
Le meditazione in India ha molte forme, composte a integrare ogni aspetto della persona, dell’esperienza psichica e sensoriale. Tutti gli aspetti, fino ai più profondi e ancestrali, si trovano a convergere in unità, quieta e gioiosa, in una conoscenza integrale del Sé, che trascende la limitazione individuale, un sé oceanico, universale, potente e liberato… Il suono, le parole sapienziali, il canto, la luce, i fiori, i profumi, il respiro, i Mantra e infine la contemplazione profonda della quiete del Samadhi, sono le esperienze che con sapienza e dolcezza guidano la coscienza verso la realizzazione del Sé.
Percorso di meditazione per principianti ed esperti. Con Udai Nath.
A Pesaro. Ogni Domenica dal 2 luglio al 3 settembre.
orario: 16,30 – 19,30
“PUJA E AARTI”
La meditazione della sera.
Esercizi di rilassamento profondo, distacco, conoscenza di sé
Intonazione e Meditazione dei Mantra
Elementi di Filosofia indiana
Tre seminari di approfondimento intermedi (vedi)
E’ possibile iscriversi in qualsiasi momento del bimestre.
Percorso di 10 incontri
Costo
1 singolo incontro € 30
10 incontri (luglio-settembre) € 200