Spiritualità, Sapienza, Liberazione nello Yoga delle Origini. Lettura e commento del Gorakh Bani.

Spiritualità, Sapienza, Liberazione nello Yoga delle Origini. Lettura e commento del Gorakh Bani.

3 incontri: Sabato 1 luglio, 5 agosto, 2 settembre.
In presenza a Pesaro e su Zoom.

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Il Gorakh Bani è un poema sapienziale di epoca medievale attribuito a Gorakhnath, che enuncia in forma poetica le tesi più esoteriche e profonde dello yoga delle origini.

E’ un testo dei più misteriosi e affascinanti della tradizione tantrica. E’ il Sabad, la parola spontanea dell’illuminato, lontana dai canoni scolastici del vedanta e dello yoga, invece enigmatica e fitta di allegorie ermetiche e di riferimenti alla vita del monaco errante, dello Yogi e del Siddha, e all’esoterismo medievale. Perciò è un testo complesso, anti-intuitivo, a volte ironico, poi beatifico e estatico, a tratti oscuro e critico, comunque veloce, ritmato e vivace.

A differenza del sapere religioso, ben noto e reiterato dalla tradizione tra i confini del “villaggio”, il sapere erratico che Gorakh incarna non può essere indicato tra le definizioni che sono postulate dai dotti, dalle usanze e dai sacerdoti. Egli è un sapere incarnato e vivente, sempre nuovo, imperituro e rinnovato dall’esperienza che nel tempo è maturata nella coscienza degli yogi che hanno intrapreso lo stesso cammino, che si illuminerà con l’immagine già misteriosamente addotta da Eraclito. “Un fanciullo che parla dall’alto dei cieli”.

L’immagine del Fanciullo divino è universale, sempre ricorrente là dove si voglia indicare il Mistero divino incarnato. Questo Fanciullo non ha nascita, non ha nome, è un presente eterno, inviolato. Il Sabad, la parola dello Yogi che lo incarna, è la sua stessa voce, senza nome. Sabad è dunque la voce stessa della Verità, dell’esperienza del Supremo.

La nascita del Fanciullo divino, però, è sempre rappresentata e la sua narrazione è paradossale: Egli nasce, ma per indicare che non nasce. A questo alludono i diversi modelli di questo archetipo: la nascita dalla Vergine, la nascita dalla pietra, la nascita dalle fiamme del fuoco, ecc. Gorakh nasce dalla cenere. Tutti fanciulli divini, in verità, nascono dalla Morte, di cui la cenere è uno dei simboli. Egli è l’Atman, e l’Atman esiste sempre e solo incarnato, in un santo, in un eroe, in uno yogi illuminato. L’Atman è l’esperienza personale e diretta dell’unità con il Brahman, non una sua porzione o un suo semplice riflesso. La nascita del Fanciullo è la “morte” o il superamento dell’illusione dell’io limitato, e la sua “nascita” si situa in questa rivelazione/realizzazione, che non ha origine dal corpo o dalla materia, né ha genitori, casta, origine temporale. Egli è il non-nato. Egli è eterno e eternamente fanciullo.

Gorakh è lo yogi fanciullo, nato dalla cenere che il suo Guru Macchendra ha dato alla donna sterile, che invece ha gettato il prezioso dono tra i rifiuti, nel letame, dove Gorakh cresce silenziosamente fino all’età di 12 anni, quando il suo Maestro torna a riprenderlo per portarlo con sé. Chi è Gorakh? Gorakhnath è Shiva, che aveva promesso a Macchendranath di incarnarsi nel mondo per aiutarlo a istruire gli uomini nella sapienza dello yoga, la Gnosi.

“Né pieno né vuoto, né vuoto né pieno: / È inaccessibile, misterioso. / Al vertice del cielo, un bambino, / che non può essere nominato sta parlando.” Il Sabad descrive una visione della realtà ultima esperita nella posizione del cakra più alto, oltre la sommità della calotta cranica, che è il cielo visibile. Il mondo si situa nella coscienza e nell’esperienza dello yogi, qui, nel suo corpo vi sono i tre mondi e qui si sperimenta la trascendenza di essi.

Questa posizione è descritta come “la vetta [della montagna nel] cielo” (“gagan sikhar”), che suggerisce implicitamente il mitico monte Meru, l’Axis Mundi delle tradizioni spirituali indiane, e il suo correlato esoterico, il corpo sottile umano dove il condotto centrale dell’energia vitale passa attraverso la colonna vertebrale, inanellata dai cakra. Questa realtà trascende le dualità insite nel mondo fenomenico (saṃsār), che è perciò trascendente e non definibile dalle coppie di opposti caratteristiche di questo mondo.

Ciò che si incontra in questa realtà “inaccessibile e misteriosa” è la presenza di un “bambino” che non può essere nominato, dato che la natura di questo bambino trascende allo stesso modo le capacità descrittive del linguaggio comune. Il Fanciullo, che è lo stesso Gorakhnāth, pronuncia un discorso: i bānī, detti di verità, che costituiscono il corpo di questa raccolta di testi.

Il Fanciullo che parla nell’alto dei Cieli è Gorakh, e a Lui deve arrivare lo yogi, prosegue il poema, questo è il luogo – dove si incontra l’invisibile – dove i Siddha, gli yogi perfetti, sono sempre riuniti, dove lo yogi raggiunge la padronanza perfetta di sé. “Natha”, Nath, significa questa condizione di signoria divina sui mondi e sulla sapienza segreta. Natha identifica colui che (cerca o) ha acquisito la visione dell’invisibile e in quell’invisibile è fermamente stabilito, costui è Nath, maestro supremo, il maestro trascendente di tutti: questa è l’etimologia e il significato corrente del termine.


Il Sabad è la serratura, il Sabad è la chiave,
Il Sabad risveglia il Sabad.
Quando il Sabad incontra il Sabad ,
Il Sabad è contenuto nel Sabad.

La Parola che andiamo a esporre è esoterica, codice e chiave di accesso a un regno e un pensiero differenti. Nessuno può dire di possederla, poiché la sua espressione è il suo stesso occultamento e la sola chiave d’accesso è il risveglio che riesce a suscitare. Il Sabad deve procurare il risveglio della stessa condizione nell’interlocutore, risvegliare il Sabad. Non è un sistema normativo che si possa imporre, non è un’ideologia a cui si possa aderire, non è un argomento che si possa padroneggiare, non è una tesi che si possa confutare o un sistema da applicare alla lettera. Sabad è la libertà della Parola ispirata, dell’esperienza diretta, del cuore di chi parla, il riverbero del suono primordiale incausato. Sabad è il seme stesso che si getta nel terreno del cuore, dove Gorakh “ara il campo”.

La disciplina che si legge dopo questi versi è perciò intesa sia come un sistema, fin troppo interpretato come un esercizio fisico, come invece, sembra dire Gorakhnath, un esercizio del pensiero “ulteriore”, quello che vibra all’ascolto del Sabad, quello che si propaga nel vuoto dell’Unmana, della mente libera da ogni concetto e aspettativa. Se il Sabad risveglia il Sabad, allora il Sabad è contenuto nel Sabad, vibra dello stesso suono, che non si può possedere, imitare, dibattere, argomentare, come si farebbe delle tesi del mondo, ma soltanto riconoscere: io sono Quello. Sabad, la mia voce, ciò che io sono, è nella Parola di Gorakh.

Come tutti i fiumi scivolano nell’oceano, tutte le parole (mondane) bruciano nella parola del Guru.


ESTATE INDIANA – SEMINARI

SPIRITUALITÀ, SAPIENZA, LIBERAZIONE NELLO YOGA DELLE ORIGINI

Lettura e commento del “Gorakh Bani”
3 incontri: Sabato 1 luglio, 5 agosto, 2 settembre.
In presenza a Pesaro e su Zoom.
Registrazioni video disponibili per gli iscritti.

3 seminari full time, dalle ore 9 alle 18 circa
Costo del singolo seminario € 100

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