Percorso di Meditazione. Gorakhnath Siddha Siddhanta “Laya Yoga”.

Gorakhnath Siddha Siddhanta Laya Yoga a Pesaro percorso di meditazione

La tradizione indiana dei Nath, nota per essere stata la culla dell’hata yoga, ha lasciato anche una vasta eredità di testi meditativi. Piuttosto che una filosofia teoretica, la tradizione degli yogi preferiva trasmettere i suoi insegnamenti in allegorie ermetiche e nella pratica immaginale attiva, capace di connettere e integrare il microcosmo umano e il macrocosmo naturale e soprannaturale.

Le meditazioni raccolte nei testi di Gorakhnath dispiegano cosmologie che integrano rappresentazioni del cosmo, della creazione e del corpo umano, con le sue forze ed energie, che infine si unificano nella persona universale di Shiva, Dio che tutto consiste in sé, senza dualità.

Se il Vedanta spiega la non dualità in termini filosofici, lo yoga di Gorakh porta a pervenire alla non dualità trasformando psichicamente l’esperienza di sé in esperienza del cosmo.

Alla base di questo percorso si trova il respiro, radice della percezione dell’ “io sono”. La percezione dell’io non viene perciò forzatamente annientata, come in altre tradizioni, ma espansa a esperienza di fondo , universale, dell’ apparire cosmico. Infine, luogo sovrapersonale di connessione profonda tra tutti gli esseri e i livelli dell’esistente.

FONDAMENTI della Meditazione (Laya Yoga)

Con la meditazione esercitiamo una facoltà umana essenziale nella nostra natura, il pensiero astratto, la capacità cioè di astrarre dall’esperienza generale un livello sottile, metafisico, che informa tutta l’attività sensoriale e mentale. Sebbene il pensiero astratto sia diventato un concetto che richiama noia e pensieri superflui, la sua posizione originaria è stata quella di comprendere le leggi universali, assolute e immodificabili che sono alla base dell’esperienza empirica vivente. Prima del pensiero scientifico, all’origine si praticava questo metodo di osservazione della natura che prevedeva l’introspezione e la conoscenza del profondo e del sottile. La meditazione guida a comprendere la natura al di là delle condizioni transitorie e mortali che sembrano governarla, a conoscere con l’esperienza diretta i processi immutabili e assoluti, su cui accadono i fenomeni percepiti. Perciò lo Yoga, molto prima di descrivere esercizi posturali e disciplinari, è stato lo strumento per indagare la Natura più elevata o la Realtà metafisica dell’esistente, partendo dalla realtà immediata e sensibile del corpo, nella sua dimensione totale, fisica, psichica e trascendente. Trovando in sé stessi questo fondamento immortale, la realizzazione di Sé emerge spontaneamente, situando l’esperienza di sé al di là dell’angoscia della morte e dei limiti individuali, libera dai condizionamenti della paura e della scarsità, nella dimensione trascendente e immutabile. Con la Meditazione si riconoscono e si realizzano quegli stati di coscienza indipendenti e assoluti (come le leggi della geometria e della fisica) di cui la propria natura è costituita e su cui si rigenera costantemente.

Realizzare questa vera natura è lo scopo della meditazione. Così, come è detto nelle Scritture, la meditazione raggiunge il suo scopo quando il Conoscitore, la Conoscenza e l’Oggetto conosciuto diventano una sola cosa, quando perciò la realtà della natura del Sé è rivelata e realizzata con la costante pratica e l’esperienza diretta.

L’esperienza trascendete della Meditazione è perciò non duale e universale, non appartiene a un gruppo, una specie, una setta o una religione, ma ritrova la natura essenziale di ogni essere vivente, la coscienza profonda che anima ogni creatura senziente, o anima universale, che pensa ogni cosa vista, conosciuta o pensata, in ogni creatura che respira e pensa “io sono”. Perciò la Meditazione fa incontrare il Divino nel vivente, nel presente, nel qui-e-ora, sciogliendo ogni separazione fittizia e ogni costrutto mentale dualistico, ricostruendo la percezione di una Anima universale che vede, sente e pensa in tutti e in ciascuno, incarnata in tutti gli esseri e sempre trascendente ad essi.

“Colui che vede il Sé in tutti gli esseri, e tutti gli esseri nel Sé, conosce la Verità” (Isha Upanishad)

LINK: PRAN PURUSH, L’ANIMA UNIVERSALE

Secondo la dottrina dei Nath, Adinath, Shiva, è il principio supremo (Param Pada) insieme alla sua Shakti o energia, controparte femminile. Quindi la dottrina dei Nath si fonda sulla contemplazione della diade o coppia divina – considerata uguale nelle sue parti e perfettamente identica in essenza e sostanza. Shakti è una sola cosa con Shiva: e questa è la condizione della divinità, lo stato non duale. Perciò è detta Nijashakti, innata. E’ la sua stessa energia , che non è personificata, ma è la sua stessa energia come di un essere, di un fenomeno, possiamo osservare la sua energia intrinseca.

All’origine esisteva solo il Brahman immanifesto, Anama, senza nome. Non c’era distinzione tra Shiva e Shakti, tra unità e molteplicità, o tra essere e divenire. Dunque all’inizio non vi era manifestazione né non manifestazione.

Questo essere primordiale, senza inizio né fine, nella tradizione Nath, è identificato con Shiva. La sua Volontà è detta Nija Shakti, la cui natura pervade Dharma e Adharma, ciò che esiste come ciò che non esiste. Essa è Pura Volontà, Iccha.

Lo stesso Anda (cosmo o uovo) come il Pinda (corpo) sono espressioni della Shakti. Il Pinda stesso è Shakti. Pinda significa, letteralmente, una palla o un uovo. Questo uovo è l’uovo cosmico o il Macrocosmo, e anche l’uovo microcosmico o l’essere umano. Ha sei forme, chiamate in questo testo: Para (Suprema), Anadi (senza origine), Adi (origine), Mahasakara (grande corpo), Prakrita (corpo naturale) e Garbha (corpo nato nell’utero).

Gorakhnath fa una ricostruzione virtuale dei passaggi graduali della manifestazione della Shakti. Il primo stato è Pura Volontà, Iccha, eternamente presente nell’assoluto e indistinguibile dall’assoluto stesso. Il secondo stadio è una pulsazione sottile, dovuta all’energia stessa, dà origine alla Para Shakti, la Suprema. Il terzo stadio caratterizzato dalla vibrazione, dà luogo all’apara Shakti, la vibrazione è quindi la shakti ma con una caratteristica di differenziazione dall’immobilità primordiale, e perciò è detta A-para, non suprema. Quindi la Sukshma shakti, la shakti del corpo sottile, il corpo sottile cosmico, ha origine dalla vibrazione precedente. Dalla sottile, emerge infine Kundalini, che è della natura della consapevolezza, sensazione e volontà.

Gorakh dice che uno yogi non può dirsi tale se non ha conosciuto prima il corpo, con “le nove porte e i centri (Chakra), le sedici basi (adhdra), i 300000 canali (nadi), le cinque guaine (vyoma). Come può ottenere la perfezione lo Yogi che non conosce il proprio corpo come una casa sostenuta da una colonna, con nove porte, presieduta da cinque divinità tutelari?”

Nel Siddha Siddhanata Paddhati sono elencati e descritti nove Chakra che realizzano l’ascesa dell’energia disposta nel corpo vivente (Kundalini) nella sua dimensione trascendente, secondo un modello originale, più antico e strettamente esoterico, rispetto a quello popolarizzato dalle scritture tantriche importate in occidente nel secolo scorso. Questa espressione della meditazione dei Centri è fortemente orientata alla percezione sottile del corpo, e a promuove e sostenere il livello più elevato della meditazione, che si risolve nella liberazione, ovvero nella realizzazione della identità di Shiva Shakti, l’unità suprema. Kundalini, che è la forma della Shakti, o manifestazione del divino, che è incarnata nei corpi viventi, risale per sua natura la colonna centrale attraverso le forme del suo stesso divenire, per ricongiungersi alla sua Origine divina, Dio stesso, Shiva, da cui è emanata (senza una vera e propria differenziazione, piuttosto come una espansione dell’energia stessa) in un movimento indipendente e spontaneo. Queste meditazioni hanno il potere di offrire una esperienza vivida, sensoriale e vibrante della “risalita” e della natura non duale, divina e immanente della presenza di Dio nella forma del corpo vivente.

LINK: KUNDALINI NOVE CHAKRA

Uno Yogi che ha compreso il mistero della Presenza di Shiva, vede la Maha Sakti di Siva in tutti i variegati fenomeni di questo universo fisico. Quindi osserva e riconosce questo mondo come il corpo Divino, che può essere percepito con i sensi fisici. Lo Yogi sente, vive e si muove e pone il suo essere nel Corpo Divino, che non è mai alienato da Lui, nello stato di veglia o di sogno o di sonno non è mani disconnesso da Lui. Tutti i fenomeni del mondo, tutti gli ordini di esistenze, tutte le circostanze piacevoli e spiacevoli sono sacre per lui, perché appartengono al Corpo divino, perché sono espressioni di Siva-Sakti.

La concezione metafisica non duale dei Siddha yogi, parte dalla percezione dell’universo fisico come il Corpo Cosmico di Siva. Attraverso la meditazione dei Cinque Elementi (Pancha Mahabhuta) come espressioni di emanazione progressiva della Shakti dall’Unità primordiale indissolubile, la manifestazione si libera dalla dualità, per essere riassorbita nella meditazione dell’Unità dell’esistente, come espressione di pura Coscienza, che si manifesta nei Cinque Sensi del Purusha cosmico. Questa meditazione è perciò raccomandata da Adi Nath stesso (Shiva) come fondamentale e preliminare a tutto il percorso dello Yoga, poiché purifica i sensi, e la materia che ricade come loro oggetto, da qualsiasi separazione, dualità, desiderio o conflitto. I sensi e la materia sono Shiva e Shakti, sono soggetto percepiente e oggetto della coscienza, apparente differenziati dalla continua e biunivoca espansione della coscienza. Con questa meditazione, la percezione sensoriale, che muove la mente al desiderio, all’aversione e alla dualità, è purificata, perché ogni oggetto materiale è ricondotto alla sua dimensione pura, metafisica, non duale, di puro soggetto.

L’universo così conosciuto, fisicamente e oggettivamente reale come il corpo cosmico di Shiva, è designato da Gorakhnath come Pinda (Corpo Cosmico o Maha-Sakara-Pinda). E’ Shiva stesso, che come Adya-Pinda, il Purusha Cosmico, si evolve dall’interno Se stesso, attraverso l’emanazione della Sua Shakti. L’universo è perciò manifestazione di Shiva. Quando il corpo cosmico è realizzato attraverso la purificazione dei sensi/elementi, tutta la manifestazione è il corpo di Shiva, tutto ciò che è, è nella persona e nell’identità di Shiva, il Supremo.

Realizzare questo Yoga significa compiere il riassorbimento della dualità nella non dualità, dell’individuo nella sua natura divina trascendente: questo riassorbimento è detto Laya, è il riassorbimento delle diversioni che occupano e agitano la mente ed è la condizione della mente liberata, della lucidità e della pace suprema.

LINK: CORPO COSMICO E I CINQUE ELEMENTI


Il percorso proposto si sviluppa principalmente attraverso le formule tradizionali di meditazione:

  • Pran Purush, la percezione del corpo formato e costituito da flussi energetici sottili controllati dal respiro.
  • Hamsa – So Ham, il suono del respiro come radice impersonale dell’Io e la sua elevazione dal particolare all’universale, fino alla percezione del Niranjana, la totalità universale.
  • Bhuta Shuddi, purificazione degli elementi naturali, Etere, Aria, Fuoco, Acqua, Terra, attraverso la loro successione creativa, e loro espressione negli organi di senso, per poi favorire il loro riassorbimento dal più grossolano nel sottile e infine nella coscienza pura.
  • Meditazione di Kundalini e dei Chakra secondo la tradizione dei Nath
  • Intonazione e vibrazione del Suono (Naad), attraverso la vocalizzazione dei Mantra e l’ascolto interno
  • Visualizzazione e meditazione dell’Amrit, fonte della guarigione e del rinnovamento spirituale.

Altri esercizi e esperienze si sviluppano spontaneamente durante il percorso, che non si svolge in formula dogmatiche, ma percorre una ricerca continua, sempre nuova e vissuta nel presente, nella realizzazione.


Il percorso richiede un gruppo di studenti motivati in presenza, orientati a intraprendere la pratica del laya yoga, secondo l’insegnamento di Gorakhnath, e di conoscere la filosofia e la visione spirituale che ne sono alla base.
E’ un percorso realizzativo e perciò profondamente trasformativo, che richiede costanza e impegno.
Al raggiungimento di un numero sufficiente di iscritti, si sceglierà un calendario di incontri e si darà inizio al percorso che avrà uno svolgimento annuale e continuativo.


Adesh!

Meditazione e contemplazione sono le sole attività che ci rendono pienamente umani e che ci competono.
In meditazione, pensiamo come pensano le montagne, gli alberi, gli animali, le stelle, i fiumi… ciò che ci rende più umani ci porta all’unisono con il cosmo, che è una ininterrotta meditazione, una sola mente che respira e vigila in ogni essere.
Siamo allora pienamente umani, espressione di coscienza e contemplazione. Ciò che ci rende più vicini a noi stessi ci rende partecipi del tutto.
Questa coscienza universale che sente, pensa e respira con la vita di tutti gli esseri, è come una foresta che pensa attraverso le innumerevoli radici, ramificazioni e foglie degli alberi, che regola la vita e la diversità degli animali, e produce le sue piogge, il suo clima, e nutre il suolo da cui trae nutrimento e forma ogni essere che la abita e che a essa contribuisce.
Simile a una foresta è il nostro corpo con i suoi canali sensoriali e energetici. Così è il cielo in cui ruotano ordinati gli astri e le costellazioni. Tutto coesistencome unica e simultanea presenza, a cui si accede pienamente con la meditazione, nella non dualità.
Questa presenza universale è Shiva.
Meditare è unirsi al Supremo Sé che medita ogni cosa.
[Yogini Udai Nath]

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi