Iniziazione. Mistica, enigma, rito e trasformazione.

Iniziazione. Mistica, enigma, rito e trasformazione.

31 Dicembre 2022 – 1 Gennaio 2023. Celebrazione e Satsang.

Per incominciare il nuovo anno del nostro percorso spirituale, introdurremo i temi fondamenti della tradizione Tantrica, nei suoi tratti essenziali, quelli che sono fondativi dei percorsi dello yoga e della tradizione iniziatica. La simbologia dell’iniziazione, per l’effetto che deve suscitare nella psiche e nella coscienza del discepolo, contiene il nucleo seminale e esoterico delle esperienze filosofiche e di riconoscimento che via via il percorso andrà a illuminare. Perciò attraverseremo il passaggio dell’anno come quel passaggio di stato, una trasformazione di senso e di coscienza, tra il vecchio e il nuovo corpo cosmico del tempo, per esprimere questi temi fondamentali e prefigurare il cammino successivo, di studio, pratica e meditazione, che condurremo nel 2023.
Ciascuna delle enigmatiche formule iniziatiche ha in sé quel seme di Potenza che risuonando nella percezione intima coscienziale apre all’intuizione della non dualità e al Riconoscimento. Così che l’esperienza sacra si dilata, insieme alla percezione di sé, a riconoscimentodel Divino, del Supremo Signore, Shiva.
Come un lavoro alchemico sul corpo, è il lavoro sulla Scrittura, che è Parola, potenza delle cose, manifestazione della Coscienza. Purificando la loro materialità, le circostanze derivate e secondarie del formalismo, dell’appartenenza settaria, delle interpretazioni ideologiche e dal linguaggio espresso dal tempo, si perviene alla visione, come all’oro filosofale, alla loro Essenza. Occorre intuizione, ma soprattutto incarnare nel presente quel principio di libertà che è fondamento di questa espressione filosofica. Volontà e libertà che si manifestano nella coscienza del conoscitore, e sono connotazione del conoscitore supremo, che è lo stesso Shiva.

Sarà un ritiro di studio, di ascolto, di festa e di celebrazione sacra. Sarà condivisione di amore, semplicità e pace.
Incominciamo il 31 dicembre, commentando alcuni testi scelti della tradizione Tantrica, con la libertà e la consapevolezza di raccogliere il succo delle parole e dei misteri che sono descritti, come un viaggio simbolico, onirico e sottile, alla ricerca dell’espressione di fondo, che è la vibrazione-potenza dell’essere. La sera del 31 celebreremo l’anno nuovo Puja, canti sacri, musica e cena. Il mattino del Nuovo anno sarà salutato con la cerimonia del Fuoco Sacro (Hawan) e l’investitura del Cordone Sacro (Janeo) dei discepoli iniziati. Quindi proseguiremo nel pomeriggio con altre letture e Satsang.


Da Abhinavagupta, Essenza dei Tantra, l’Iniziazione.
(Ed. Boringhieri, 1960. Traduzione di Raniero Gnoli)


Necessario, abbiamo detto, esporre l’iniziazione; onde, al fine di illustrarne la natura, insegniamo adesso il bagno da cui deve essere preceduta: il quale consiste in uno stato di purezza e questo in una compenetrazione colla natura propria del Signore. La purità consiste infatti in una rimozione d’ogni lordura e la lordura della falsa presunzione che quanto è al Signore identico sia, invece, inquinato da cose diverse da Lui. L’impurità qui consiste perciò nella presunzione che sia il nostro Sé, essenziato com’è di libertà, intelligenza e beatitudine, sia il tutto siano inquinati da cose diverse dal Signore. E questa impurità si elimina mediante una compenetrazione col Gran Tremendo, la quale, a seconda degli individui, può essere realizzata o immediatamente o grazie all’ausilio di altri mezzi di realizzazione.
Di bagni (purificazioni), poi, per ottenere detta convinzione, ce ne sono di parecchi tipi, da celebrarsi tutti o alcuni soltanto – uno, due, tre, eccetera – a seconda dei luoghi, dei tempi e degli individui. […]
Oltre ciò, i bagni possono essere duplici: esteriori e interiori.

“Il bagno è, dicono, un’immersione nel Gran Tremendo;
ma, qualunque sia, l’esteriore non è quello vero, ma è così detto solo per metafora”.

Chi è sereno di cuore, si diriga, dunque, verso il luogo di sacrificio. Questo luogo sta ovunque il cuore si sente pervaso di serenità e disposto quindi a compenetrarsi nel Signore. Questa, e non altra, è la caratteristica del luogo sacrificale.[…]
Stando così le cose, si deve entrare con la faccia rivolta a settentrione e, una volta entrati, bisogna, mercé l’abbandono della presunzione che l’io sia il corpo, il corpo sottile, eccetera, bruciare il proprio corpo: tolta di mezzo infatti tale presunzione, esso, sebbene presente, non essendo più associato all’io, non è più neppure un corpo, come un corpo altrui. Bruciato quindi il corpo, il discepolo di viene a trovare in uno stato perfettamente stabile, privo di ogni agitazione. La prima vibrazione che, a causa dell’incessante creatività della coscienza, interrompe la quiete di questo stato, è la cosiddetta “immagine” [di un nuovo corpo puro, o divinizzato nella forma del mantra].
Su di questa si deve eseguire la proiezione della ruota della divinità, cui bisogna sacrificare, attenendosi agli insegnamenti ricevuti. Secondo questa scuola, si deve sacrificare soprattutto alle Potenze [divinità femminili]. […]

…. poi, visto che gli stati di veglia, di sogno, di sonno profondo, quarto e trans-quarto sono cinque, cui bisogna aggiungere il sesto, il cosiddetto Altissimo, consistente nella realizzazione della natura propria, la proiezione è sestuplice. Questi sei stati sono presieduti ognuno dalle sei forze causali, ossia Brahma, Vishnu, Rudra, Ishvara, Sadashiva ed il Senza Supporto, e perciò tutti i trentasei ordini di realtà acquistano, in questa proiezione, uno stato di perfetta pienezza, per cui trascendendo lo stato di ordine di realtà volgari e, svolgendosi in identità col Tremendo, si consustanziano con Lui.
L’obiezione opposta dunque da alcuni, che, cioè una volta ottenuto lo Shiva quiescente, raggiunto ossia tale stato di privo di ogni agitazione, l’ulteriore creazione degli ordini di realtà, le cerimonie di proiezione, eccetera, non si vede più che scopo abbiano, non ha ragione di essere. Questo corpo quiescente, privo di ogni agitazione, del Tremendo non è infatti altro che ciò che dentro di sé manifesta milioni e milioni di diverse creazioni e dissoluzioni.
Successivamente si deve così meditare, che il soffio vitale, il corpo, la mente, eccetera, in virtù di una loro spiccata fusione, si siano immedesimati con il Signore, e quindi debbano essere adorati esteriormente e interiormente, mediante fiori, incensi, offerte propiziatorie e via dicendo, a seconda delle proprie possibilità.
[…]

“Fino alla ruota finale della radice il tridentelo si contempli
ascendere, al sommo, là dove abita
la ruota delle Dee, per cui avendo trasceso
ogni successione di tempo diventa il devoto
un vagabondo dell’etere. Questa è l’eterea Mudra
che sorge dalla radice e nella ruota finale
sfocia alla fine, empiutasi delle tre forme di etere,
triplicemente eterea, perché nell’etere vaga,
nell’etere ha sede e perché di nettare etereo si ciba.”
[…]

Dopo di ciò il maestro deve fare in modo che il discepolo possa essere in grado di vedere i Mantra apparituri, e a questo scopo deve innanzitutto bendargli gli occhi, per sopprimere ogn i dispersione mentale; bendati i quali, lo farà entrare nella superficie sacrificale, se lo porrà sulle ginocchia e gli farà, infine gettare i fiori, tenuti tra le mani congiunte. A questo punto il maestro gli deve, d’un tratto togliere le bende dagli occhi; e il discepolo, allora, grazie ad un particolare favore, concesso ai sensi da una caduta di potenza, vedrà da sé, direttamente i Mantra presenti ed il luogo dove essi appariscono e, quindi, si identificherà con essi.

[…]

Il suo buon esito deriva sempre, però, dalla devozione del discepolo verso il Maestro, verso le divinità e verso il fuoco sacro. Inoltre quello che, in tutti questi riti, ne determina la varietà e i risultati è un’esatta valutazione delle propensioni mentali dei discepoli, in quanto che gli effetti prodotti dai mantra sono proporzionali a dette propensioni.
Il Maestro quindi, dopo aver così attentamente considerato quali sono le propensioni mentali dei vari discepoli, deve pensare che l’intera Via, che risiede nel suo corpo, si trovi in identità colla cogitazione dei mantra fondamentale e, quindi, meditando che tutto quello che esiste è identico a Shiva, la deve purificare. Stando così le cose, il Maestro deve partire dall’alluce del discepolo – la cui mente e il cui corpo sono stati fatti uni, con la sua propria mente e con il suo proprio corpo – e, dopo avere gradatamente raggiunto la sua ruota finale (questo fiume infinito di beatitudine, essenziato di libertà e di sovranità, saturo delle tre potenze di volontà conoscenza azione, signore di ogni ruota di divinità, pieno di tutte le vie, dove risiedono, in forma di pura coscienza, tutte le cose), ivi, appunto, unificatosi attraverso questa unificazione col sé del discepolo, prender riposo. Mediante questo processo il discepolo diviene uno col Signore.[…] Subito dopo, affinché le regole di condotta che il discepolo dovrà osservare durante tutta la vita abbiano buon esito, il maestro deve così meditare, che, cioè, dall’essere proprio di Shiva sia improvvisamente emanato, per il discepolo, un corpo fatto di principi puri. E questa è l’iniziazione separatrice da ogni vincolo. Dopo, il discepolo deve, come prima, venerare il Maestro con un’adeguata retribuzione. […]

E questa è l’iniziazione del Figlio Spirituale. Essa purifica le azioni passate e future, salvo, unicamente, le azioni presenti [il Karma, ad esclusione quello già maturato e in atto].

“Dentro e di fuori intuito che il proprio essere è fatto
di tutte le vie, trascesa ogni differenziazione,
unifichi la sua mente, il soffio vitale e il suo corpo
con quelli del suo discepolo, illuminato, il Maestro.
Unificatosi appena, d’un tratto, col suo discepolo,
quand’egli prende riposo in questa sede completa
di coscienza e di grande beatitudine, l’anima
imprigionata diventa, ecco, lo stesso Signore.”


Programma tematico dei Seminari 2023

Iniziazione
Shiva Sutra
Spanda Karika
Vijnana Bhairava
Paramarthasara
Goraksha Vacana Samgraha

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