Shivaratri è la notte sacra in cui la tradizione indiana celebra le Nozze di Shiva e Parvati.
Il matrimonio sacro, l’unione del cielo e della terra, è stato ritualizzato con cerimonie solenni e notturne in ogni cultura tradizionale, come il momento più sacro, in cui la natura ritorna a coincidere con la sua essenza divina, cosicché ritornando al momento iniziale, precedente alla creazione, all’attimo perfetto in cui non era più il non essere e non ancora era l’essere, in cui tutto era unito e potenziale, si concepisse la nuova creazione. Popolarmente, specie nella divulgazione antropologica, questa rinascita è sembrata legata alla fertilità della terra e dei viventi tutti, che certamente sono compresi in questo concepimento cosmico, ma ne sono altresì partecipanti sospesi, come la loro stessa creazione. Proprio perché le nozze sacre sono prerogativa del divino, sua inconcepibile ierofania, esse sono segrete e conferite alla sola testimonianza dell’intuizione spirituale, che è l’autentica dimensione seminale e causale dell’accadere cosmico.
Con i sensi ritirati all’interno, come i devoti raccolti intorno all’immagine aniconica di Shiva unito con la sua Shakti, l’anima ritrova il suo Corpo primordiale, l’uovo-seme cosmico privo di organi, popolato da pure intensità vibranti e potenziali, prima che il soffio vitale si determini in direzioni spazio temporali e conferisca al corpo organi, sensi ed esperienze.
Così i nomi, le forme, le creature e le loro fasi alterne nel tempo, si ritirano nella Potenza di Dio, in forma di suono e intuizione, apertura trepidante al sopraggiungere del nuovo, dell’impensato e impensabile, e in consonanza al Dio ritornano, in contemplazione di Sé. Questo è lo Shivaratri del cuore.
Tutto si fa Suono e Potenza, tutto si
dispone a esprimere amore, la Shakti della creazione vibra nella
pienezza del Sè, forma luminosa e sonora di amore incondizionato,
raccolta, assorta, piena. La meditazione della Presenza è la Potenza
che si manifesta, con le azioni rituali, scandite dal tempo della
tradizione, con il silenzio, con il salmodiare dei Nomi, con le
benedizioni che spingono la Benevolenza a manifestarsi nello spazio
tempo del cosmo.
Affinché ritorni la vita nel mondo, dopo
l’inverno, affinché sgorghi potente la sovrabbondanza della
benedizione, l’esubero e l’eccedenza che è la vita che sgorga
impensabile dalla pietra senza vita, affinché la mente si illumini
riconoscendosi in ogni singola parte di una moltitudine universale, i
sensi si devono raccogliere, si cancellano i propri organi consunti,
organi fantasma, determinati da sedimenti di cause precedenti, perché
possano rinascere e rivivificarsi di nuova potenza vitale, in
espressioni coraggiose, vive, nuove e creative, che scaturisce
soltanto nella piena unione della esperienza sensibile con
l’esperienza intuitiva e trascendentale. Dal profondo, dall’interno
più oscuro della caverna del cuore, nella notte mistica, si attende
all’unione che restituirà corpo e anima al sé…
Parvati, la Shakti storica, diventa sposa di Shiva grazie al proprio profondo desiderio. Sebbene nata al mondo per questo scopo, per un disegno macchinato dalle altre divinità, essa decide di trascorrere lunghi anni di penitenza nella foresta, praticando l’ascesi più severa. Il vento, gli uccelli, gli animali, le fronde degli alberi, le piogge, sono le intelligenze con cui può dialogare, suoni senza corpo, asemantici, creativi e autoespressivi, della potenza in sé. Così che, facendosi luminosa e impersonale potenza, voce e corpo della voce e del corpo universali, immagine speculare dello Sposo, attirerà su di sé la Sua attenzione. Dunque l’anima si avvicina al Dio per somiglianza. Rendendo la propria natura così sottile e silenziosa da trasparire la luce in sé, la luminescenza vibrante dell’essere, l’essere diviene presente, partecipe, immediato, attratto da una potenza irresistibile, la Sua. Quell’Invisibile diviene visibile e sensibile, si fa nome e forma, presenza e forza inarrestabile…
E’ interessante come desiderio e ascesi
si fondano in una sola potenza, Parvati, la Shakti divina. Il
desiderio è di per sé la potenza della trasformazione, e la sua
trasformazione conduce al Sè Supremo, come un freccia lanciata con
esattezza, come un raggio di luce indefettibile, che è la propria
natura, origine del desiderio stesso, origine del divenire, che è il
potere di trasformazione… Il desiderio è puro potere di
trasformazione, di individuazione. Trascende Parvati la
sedimentazione e la coagulazione di forme, funzioni, collegamenti e
organizzazioni materiali, che ne determinano l’articolazione mortale,
di materia separata e sottoposta alla legge, al giudizio, alla
dualità. E fa del suo corpo la disarticolazione nell’universale, che
è la potenza senza attributi, autodeterminata, libera. La libertà
di Shiva. Shiva è libertà assoluta, Parvati è Amore
incondizionato, che è la stessa natura di Dio. Dio, da auspicato
piano di coscienza, diventa effettivo piano di consistenza,
manifestando la potenza e la libertà che gli sono propri, nella
devozione amorevole della Sua Sposa, nella coincidenza estatica
dell’essere con il divenire, guidato dal profondo dalla pro-pulsione
del desiderio, che trascende ogni limite corporeo e temporale.
Gli
organi, i pensieri, le forme e le idee, seguono come fantasmi il
carro festante degli sposi, circondato tradizionalmente dai Gana, gli
spiriti dei tormenti. Tutto ciò che è stato seminale e effettivo,
segue come un corteo di fantasmi, goblin e ombre, risucchiato nel
vortice dell’unione, trasceso, sollevando fiaccole e facendo volare
suoni di tamburi e fiati. Le forme distorte del corteo divino, non
sono altro che i simboli mostruosi e terrificanti che precedono la
trasformazione, figure del mondo onirico, i fabbri del sottosuolo, i
guardiani, rettili e creature primordiali, la cui funzione è
assolta, il cui inganno è sventato.
La celebrazione di Shivaratri è dedicata agli studenti e ai discepoli già in corso. Si svolgerà dalle 16 di sabato 18 febbraio, inizio della meditazione, fino alle 16 di domenica 19. L’incontro prevede nuove esperienze di meditazione e la veglia con le tradizionali cinque Puja notturne dedicate a Shiva, con meditazione dei Nomi divini e dei Mantra. Concluderà la celebrazione la cerimonia del Fuoco Sacro, Hawan, a mezzogiorno di domenica, e il tradizionale bandhara, il pranzo comunitario.
Il Seminario sugli Shiva Sutra di Vasugupta, dove l’espressione mistica della celebrazione sacra è espressa per la comprensione e la meditazione di tutti, si terrà domenica 26 Febbraio, dalle 15 alle 19 su Zoom. Il seminario è aperto a tutti e fa parte del programma in corso dedicato ai testi dello Shivaismo tantrico.