“Sacrificio e Liberazione nei Veda e nelle Upanishad”
Il seminario “Sacrificio e Liberazione nei Veda e nelle Upanishad” si propone come un’occasione di approfondimento e contemplazione attorno ai temi fondamentali della tradizione vedica e upanishadica. Con particolare attenzione alla Brhadaranyaka Upanishad e alla Chandogya Upanishad, si intende mettere in luce il nesso profondo tra l’atto sacrificale arcaico, che è stato il fondamento epistemologico della conoscenza sacra, fino all’espressione compiuta del percorso filosofico verso la Liberazione.
Nei testi delle Upanishad, tale conoscenza culmina nel riconoscimento del Sé, principio immutabile e conoscitore assoluto, che si realizza oltre le apparenze del mondo fenomenico. In questo senso, il sacrificio è il passaggio rituale attraverso cui il cercatore si spoglia delle sovrastrutture dell’ego per aprirsi a una libertà incondizionata, per farsi cioè simile, consustanziale all’Essere che si realizza nella conoscenza segreta, nascosta oltre l’enigma immutabile del sacrificio. Quello è il Signore supremo, a cui deve tendere la coscienza per superare il confine della morte.
Il Sè che si deve realizzare, è definito come quell’Atman che è descritto nei Veda. La conoscenza esposta nei Veda, era perciò considerata il solo supporto valido, la sola fonte di conoscenza, oltre a quella diretta, che potesse dirsi valida. La conoscenza di queste Scritture era la meditazione, la pratica e l’evidenza su cui mantenere l’attenzione, poiché alla verità, si diceva, non era necessario portare ulteriori prove. Nelle Upanishad l’Atman è dunque indicato in modo univoco e inequivocabile, come chi indica un oggetto posto davanti all’osservatore. Occorre conoscere queste istruzioni, per individuare perciò la natura del Sé.