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La Via dei Siddha

Un Siddha è uno yogi che abbia raggiunto poteri sovrumani (Siddhi) o un Jivanmukthi, un liberato in vita. Questo termine è impiegato anche per intendere il raggiungimento della perfezione spirituale o dell’immortalità. Tale Siddha si dice dotato di un corpo divino, ha cioè trasformato la sua natura mortale nella stessa natura del Dio (Teosi) ed è perciò diventato Shiva stesso, poiché ha realizzato un’identità piena con la Realtà suprema.

Nella tradizione popolare, a causa delle innumerevoli imprese straordinarie degli yogi devoti a questa pratica di realizzazione, un Siddha è anche un mago, un eroe che ha sfidato la morte e un operatore di miracoli. Il Siddha è anche descritto come un Kavi, un poeta veggente estatico, depositario della conoscenza segreta, e un guaritore mistico che conosce il segreto per ringiovanire il vecchio e il malato e riportare in vita i morti. Tutte queste espressioni sono descritte nelle meravigliose vite leggendarie degli Yogi Nath e dei Siddha.

All’origine dei cammini spirituali dello yoga e delle tradizioni spirituali, esistono delle esperienze ataviche e degli archetipi, che sono conoscenze fondamentali, fonte di perenne ispirazione e significato, che sono le idee-guida perché la mente possa sondare profondità altrimenti irraggiungibili alla ragione. Queste espressioni archetipe sono state il paradigma e il punto di riferimento di millenni di pratica.

Kundalini. Nei luoghi sottili della potenza creatrice.

Il Naad dicono i testi antichi, il suono dell’essere, emana, modula da sé ogni cosa creata, è la Shakti primordiale, la Madre cosmica, il potere creativo divino. Il Naad è l’energia sprigionata dall’Assoluto, il primo (ed eterno) manifestarsi della potenza divina, il Naad risuona nella mente dello yogi che ha risvegliato Kundalini, canta il suo moto liberato, e il suono si libera inostruito o incausato. L’ascolto è la forma più semplice ed efficace per comprendere la profondità della meditazione, perciò gli yogi rappresentarono il segno del risveglio di Sé, Kundalini, come una potenza sonora che sale dalle profondità del cosmo interiore, cantando i suoni della natura, della foresta, della devozione, della musica. Il canale ascendente del Risveglio della potenza, unificata, la Susumna, non è altri che la Dea della Parola. Perciò, nel silenzio della meditazione occorre prestare ascolto al suono interiore, che parla all’iniziato la lingua dei simboli e delle potenze cosmologiche. Queste potenze sono rappresentate nei Chakra, che sono ruote o emanazioni di energia formante, distribuite lungo il sistema nervoso centrale, per dare vita alle esperienze universali del mondo vivente: quelle invisibili e remote all’inizio, inudibili, poi quelle intuitive e preverbali, infine quelle dotate di nome e di forma, tutte che cooperano al corpo cosmico e individuale.

Estate Indiana. Percorso di Meditazione per principianti ed esperti.

Lo scopo della meditazione è sospendere la mente dalla sua attività incessante, sostare nella quiete interiore, abbandonare le tensioni e i conflitti quotidiani. Questo esercizio avvicina la mente alla contemplazione intuitiva del Sé. Se la mente ordinaria lavora soltanto in base all’esperienza del passato, è come se la nostra testa fosse rivolta sempre all’indietro, mentre nella quiete della meditazione, abbandonando le tensioni accumulate, si recupera effettivamente la postura frontale, quella dedicata al presente, e infine ci si affaccia senza paura sul futuro: l’ignoto, l’impensabile, il vuoto. Sostare senza timore, gioiosamente nel vuoto, è una esperienza di grande potenza e di energia.
Ogni pensiero disperde e consuma la nostra energia, ogni percezione e ogni alterazione della coscienza si nutrono della nostra attenzione. Con la quiete si ritrova l’energia incontaminata, la sorgente di ogni possibilità creativa e di guarigione. Questa esperienza di libertà può dare vita a felici intuizioni e profondi sentimenti di liberazione. Soltanto distogliendo la mente dalla pressione esercitata dal passato, dai desideri e dal raziocinio di oggetti già noti, solo in questa liberazione si può sostenere senza angoscia il presente e il futuro, e sospingersi a evolvere in avanti, verso una migliore e libera, e più creativa esperienza di sé. Questo stato si dice abbia la stessa natura del “gioco dei fanciulli”, poiché il meditatore come un fanciullo è completamente assorto nel suo gioco, tutta la sua attenzione è unificata nella sua attività, senza alcuna fluttuazione verso il mondo esterno. Così anche il detto di Eraclito, che Dio sia un bambino che gioca, assume una connotazione non soltanto metaforica. E’ nella pienezza di questa espressione unificata, assorta e appagata, che si può incontrare la Persona divina, o il Sé.

Spiritualità, Sapienza, Liberazione nello Yoga delle Origini. Lettura e commento del Gorakh Bani.

Il Gorakh Bani è un poema sapienziale di epoca medievale attribuito a Gorakhnath, che enuncia in forma poetica le tesi più esoteriche e profonde dello yoga delle origini.

E’ un testo dei più misteriosi e affascinanti della tradizione tantrica. E’ il Sabad, la parola spontanea dell’illuminato, lontana dai canoni scolastici del vedanta e dello yoga, invece enigmatica e fitta di allegorie ermetiche e di riferimenti alla vita del monaco errante, dello Yogi e del Siddha, e all’esoterismo medievale. Perciò è un testo complesso, anti-intuitivo, a volte ironico, poi beatifico e estatico, a tratti oscuro e critico, comunque veloce, ritmato e vivace.

A differenza del sapere religioso, ben noto e reiterato dalla tradizione tra i confini del “villaggio”, il sapere erratico che Gorakh incarna non può essere indicato tra le definizioni che sono postulate dai dotti, dalle usanze e dai sacerdoti. Egli è un sapere incarnato e vivente, sempre nuovo, imperituro e rinnovato dall’esperienza che nel tempo è maturata nella coscienza degli yogi che hanno intrapreso lo stesso cammino, che si illuminerà con l’immagine già misteriosamente addotta da Eraclito. “Un fanciullo che parla dall’alto dei cieli”.

L’immagine del Fanciullo divino è universale, sempre ricorrente là dove si voglia indicare il Mistero divino incarnato. Questo Fanciullo non ha nascita, non ha nome, è un presente eterno, inviolato. Il Sabad, la parola dello Yogi che lo incarna, è la sua stessa voce, senza nome. Sabad è dunque la voce stessa della Verità, dell’esperienza del Supremo.

Spanda Karika e Vijnana Bhairava. La mente, la coscienza, l’estasi.

Meditazione e contemplazione sono le sole attività che ci rendono pienamente umani e che ci competono.In meditazione, pensiamo come pensano le montagne, gli alberi, gli animali, le stelle, i fiumi… Ciò che ci rende più umani ci porta all’unisono con il cosmo, che è una ininterrotta meditazione, una sola mente che respira e vigila in ogni essere. Siamo allora pienamente umani, coscienza e contemplazione. Ciò che ci rende più vicini a noi stessi ci rende partecipi del tutto. Realizzare questo Sè è il solo scopo della vita. Questa coscienza universale che sente, pensa e respira con la vita di tutti gli esseri, è come una foresta che pensa attraverso le innumerevoli radici, ramificazioni e foglie degli alberi, che regola la vita e la diversità degli animali, e produce le sue piogge, il suo clima, e nutre il suolo da cui trae nutrimento e forma ogni essere che la abita e …

SHIVARATRI & SHIVA SUTRA

Shivaratri è la notte sacra in cui la tradizione indiana celebra le Nozze di Shiva e Parvati.
Il matrimonio sacro, l’unione del cielo e della terra, è stato ritualizzato con cerimonie solenni e notturne in ogni cultura tradizionale, come il momento più sacro, in cui la natura ritorna a coincidere con la sua essenza divina, cosicché ritornando al momento iniziale, precedente alla creazione, all’attimo perfetto in cui non era più il non essere e non ancora era l’essere, in cui tutto era unito e potenziale, si concepisse la nuova creazione. Popolarmente, specie nella divulgazione antropologica, questa rinascita è sembrata legata alla fertilità della terra e dei viventi tutti, che certamente sono compresi in questo concepimento cosmico, ma ne sono altresì partecipanti sospesi, come la loro stessa creazione. Proprio perché le nozze sacre sono prerogativa del divino, sua inconcepibile ierofania, esse sono segrete e conferite alla sola testimonianza dell’intuizione spirituale, che è l’autentica dimensione seminale e causale dell’accadere cosmico.

Iniziazione. Mistica, enigma, rito e trasformazione.

Per incominciare il nuovo anno del nostro percorso spirituale, introdurremo i temi fondamenti della tradizione Tantrica, nei suoi tratti essenziali, quelli che sono fondativi dei percorsi dello yoga e della tradizione iniziatica. La simbologia dell’iniziazione, per l’effetto che deve suscitare nella psiche e nella coscienza del discepolo, contiene il nucleo seminale e esoterico delle esperienze filosofiche e di riconoscimento che via via il percorso andrà a illuminare. Perciò attraverseremo il passaggio dell’anno come quel passaggio di stato, una trasformazione di senso e di coscienza, tra il vecchio e il nuovo corpo cosmico del tempo, per esprimere questi temi fondamentali e prefigurare il cammino successivo, di studio, pratica e meditazione, che condurremo nel 2023.

Navaratri. Il Sacro Femminile e la Conoscenza di Sé.

L’effetto di vivere una società devota al consumo, al potere e al denaro ci abitua a vivere una radicale dissociazione dal logos materno e creativo, dal sentimento del divino in chiave femminile, della potenza generatrice. La stessa definizione di femminile è ambigua, abitata da una sedimentazione di percezioni letterarie svalutative e da oggettificazioni mondane, colorate a diventare via via la migliore e più popolare definizione del desiderabile, e perciò della frustrazione e dell’attaccamento, e infine della condanna. L’immagine è offuscata dalla prepotenza sessuale e dalla mancanza, dalla violenza e da una perenne scarsità, cioè da una radicata e tossica dualità. Il rapporto con il logos materno è tossico perché è stato relegato al desiderio oggettuale, primitivo, infantile, di essere Altro. L’oggetto che è massimamente desiderabile e che dovrebbe risolverci, si astiene, ci viene sottratto, si nega. La dualità è una dolorosa illusione. La maggior parte delle persone che oggi si …

Gayatri Mantra, Chaturmasya Sadhana

La traduzione letterale della Gayatri è sempre approssimativa e parziale. Troviamo molte di queste parafrasi sparse nei testi occidentali, che non di rado sottolineano come proprio questo Mantra sia la preghiera universale dell’Induismo, una sorta di “Padre Nostro”. Dovremmo invece osservare il suo andamento ridondante e ritmico che è la sua ragione d’essere: il mantra ha/è il potere fissare la mente sulla meditazione dell’oggetto spirituale, evocarlo e spalancarlo davanti ai nostri occhi, farci entrare in esso in contemplazione, farne esperienza diretta, non concettuale. Non è perciò agevole tradurre la Gayatri, e nemmeno affidabile, poiché è forse la formula più astratta e arcaica dopo lo stesso Om, non una metafora letteraria.

Le Vie del Cuore. Yoga, Tantra, Bhakti.

Decostruire Patanjali. La storia ci ha consegnato un numero di tecniche e di ideologie, che tutte si coniugano più o meno coerentemente con il titolo di Yoga. Così che il praticante di oggi si trova a disporre di un eccesso di stimoli e di ipotesi, che infine comportano un forte rischio di dispersione e quindi di non arrivare a cogliere quella dimensione profonda di cui voleva seguire il richiamo e il mistero. Il fatto è che come diceva già Platone, molti agitano il tirso, ma pochi sono i Bacchi. Molti hanno trovato, fin dall’antichità, un argomento interessante o un’ideologia da usare arbitrariamente, anche con il beneficio della buona fede, nelle dottrine spirituali. Piuttosto l’autenticità, che le parole possono solo disporre per enigmi, invece, è finita sepolta tra il tecnicismo e la compartimentalizzazione delle idee. Dividere, ad esempio, dualità e non dualità, come sistemi antagonisti ideologicamente, significa avere nulla compreso dello …

108 Maha Mrityunjaya Mantra per la Pace

Da Lunedì 14 Marzo 2022 ci riuniamo ogni Lunedì alle 21.30 su Skype per recitare il Maha Mrityunjaya Mantra e meditare la Pace. Il Mantra Maha Mrityunjaya, dedicato a Rudra Shiva, si trova nel Rudra Namakam, inno dello Yajur Veda, e si rivolge al Signore di tutto ciò che vive, qui invocato come l’essenza invisibile che fa sbocciare i fiori in primavera, la potenza che anima e comanda ogni vivente, affinché come il frutto si stacca dal ramo, anche l’anima si distacchi dalla mortalità. Perciò è considerato un Mantra di guarigione, fisica e psichica, poiché la morte qui è intesa come l’avidya che fa decadere la coscienza dentro le spire della morte, a causa delle proprie azioni e per effetto dell’incoscienza di sé. La morte è perciò espressione del Karma, dell’ignoranza, dell’innata tendenza a portarsi alla morte che spinge inconsapevolmente ad andare verso la propria rovina. Perciò il Mantra si …

ADVAITA SADHANA. LA FELICITA’ DEL DISCERNIMENTO SPIRITUALE.

Spesso accantonato come mero esercizio intellettuale. Troppo spesso adoperato come sterile esercizio intellettuale. Evitato come un severo e anacronistico modello di rinuncia alla vita. Spesso equivocato come una metafisica oggettiva, e perciò disatteso come strumento conoscitivo pratico…. Il Vivekachudamani, da testo molto elogiato, forse perché questi equivoci hanno avuto i loro periodi di moda, diventa ai giorni nostri un testo deprecato, disconosciuto, poco o nulla praticato.
Questo testo, e il suo autore con esso, propongono invece che una meditazione attiva e consapevole per arrivare a riconoscere la realtà che chiamiamo vita per ciò che veramente è, per riconoscerci in essa, nella pienezza contemplativa che tutto restituisce. Nel distacco intellettuale e nella postura morale del Discernimento Regale, così come lo potremmo tradurre, con un leggero scarto semantico, o Coronamento del Giudizio, si disegna una postura psicologica e intellettuale capace di oltrepassare le convenzioni e luogo comune, le schiavitù della mente e le limitazioni che isolano l’individualità in una separazione fittizia e conflittuale. Si chiede e si insegna perciò un profondo esame delle idee e delle tendenze innate, come dei modelli sociali che depredano il “gioiello” interiore della coscienza.

Atman. Conoscenza e Realizzazione del Sé nei Brahmana e nelle Upanishad.

Madre e padre di tutte le forme, linfa di tutti i corpi, respiro di tutti i soffi, coscienza di ogni pensiero, l’Atman pervade ogni respiro, ogni pensiero, ogni parola, ogni vivente.
Con la fatica di esuli in patria, per re-imparare la nostra lingua madre, dopo un lungo esilio, dobbiamo riprendere ad ascoltare la Scrittura che si dice conservi il primo e immortale splendore, quello che le acque avevano riflesso della luminosità del Creatore il primo giorno del mondo, diventando la sua Voce, la sua radianza, raccogliendo la prima meditazione del Padre degli Esseri.
Le Scritture discendono, come ogni creatura, conservando traccia dello splendore originario, mescolato insieme al rumore del mondo; perciò occorre risalire le Scritture alla sorgente, fino a dove irradia la potenza originaria scaturita da Sé, da dove continua a riempire le nostre vene di pulsazioni, e le nadi di energia, dove ancora illumina la coscienza anche quando la ragione sembra errare e parlare la lingua della paura e dell’oppressione. Anche mentre siamo perduti nella selva oscura, la coscienza sta parlando per simboli e allegorie, sta indicando una strada e avvertendo dei pericoli, sta tirando a Sé, instancabilmente, perché tutto ciò che accade è sempre espressione del Sé e solo in Sè si riconosce, si comprende e si risolve.

L’ENIGMA DELLA CREAZIONE NEI VEDA. IL SACRIFICIO.

Questo articolo è un lungo estratto della prima parte del seminario del 2-4 ottobre 2020, “Sulla Via dello Yoga”, in cui cerco di dare forma alle premesse del lavoro yogico e della conoscenza spirituale, come raffigurate nella teatralizzazione del rito vedico, secondo i Brahmana e le prime Upanishad. Parlare della Creazione è stabilire la premessa fondante della ricerca spirituale, che ha nel momento religioso l’esposizione di un Enigma non risolto, che solo la Gnosis / Jnana può aspirare a ricomporre. Questo articolo, per quanto corposo, si limita a esporre l’Enigma e indicarne la soluzione non convenzionale. Nel corso del Seminario, invece, ci azzarderemo a seguire le orme dell’Iniziato e ricomporre, mattone su mattone, il corpo glorioso dell’Immortale. La sua presenza, ci auguriamo, sarà visibile e riconoscibile per tutti coloro che hanno desiderio di incamminarsi lungo la Via, ad attenderli e guidarli lungo il cammino. Questo seminario si prefigge di indagare …

Rudra Shiva Namakam

Seminario 13-14 Marzo 2021.
Il nome di Rudra, il Rosso, l’Urlante, il Terribile, è associato comunemente a un dio vedico delle tempeste. Le riduzioni naturalistiche, però, non rendono giustizia alla complessità della figura che lo Yajur Veda intende evocare con la litania delle forme e delle manifestazioni del Dio, che da subito si situa sul piano della Realtà Suprema, per diventarne l’invocazione potente e soprattutto estatica della presenza, la voce capace di persuaderlo a manifestarsi infine come la benevola figura, Shiva, capace di condurre il teurgo alla vetta della conoscenza, l’apice del monte analogo, dove solo il Supremo Dio domina e risiede.

Shivaratri. Shiva, la presenza di Dio nel Sublime e nel Tremendo.

Seminario. Domenica 23 Febbraio, h.15.00 – 19.00 Shiva è il distruttore delle illusioni, colui che protegge gli eremiti, gli asceti, coloro che vivono distaccati dal mondo. Shiva è il Dio supremo, la liberazione, il padre e la madre celesti, il grande Yogi, la coscienza suprema, la non dualità, l’immortale, il Signore degli Dei e di tutti gli esseri. “Mi inchino a te, che hai l’estensione dello spazio. Tu che hai l’aspetto di un eremita dai capelli intrecciati, con il bastone tra le mani, il ventre magro e la ciotola delle elemosine. Mi prostro a Te che sei la purezza. Tu che porti il tridente, che sei il Signore degli Dei, Tu che hai tre occhi, che sei lo spirito supremo, che sei coperto di ceneri e itifallico. Mi inchino a Te, Signore Rudra! La mezza luna adorna la tua fronte, il serpente avvolge il tuo collo, tu che impugni l’arco …

Brhadaranyaka Upanishad. Dalla Creazione alla Liberazione.

La religione Vedica fonda la stessa esistenza del cosmo nel sacrificio compiuto da Prajapati all’origine e, da quello, nel rituale che ogni capofamiglia eredita e deve svolgere incessantemente, nei riti stabiliti per ogni giorno, all’alba mezzodì e tramonto, e in quelli indicati poi per i passaggi del sole, per le lunazioni, per le eclissi e per i giorni festivi veri e propri; sono poi osservati i digiuni, i pellegrinaggi, i sacrifici, e infine i sacramenti che segnano le diverse fasi della vita, e le pubbliche celebrazioni; inoltre tutti i rituali di commemorazione dei defunti e in loro favore. La concezione sacerdotale dell’essere umano stabilisce un profondo senso di interdipendenza tra uomini, cosmo e dei, e la sua funzione si propaga attraverso il passaggio generazionale di un debito individuale, verso gli antenati e la tradizione famigliare, che tra gli obblighi religiosi sancisce allo stesso modo anche il matrimonio e la procreazione, …

Chandogya Upanishad. L’esperienza del Sacro come esperienza del Sé.

La Chandogya Upanishad apre con una affermazione enigmatica attorno alla natura del canto rituale dell’Udgita. L’udgita è il canto a voce alta, che il sacerdote intona nel momento centrale del rito sacrificale vedico. La Chandogya Upanishad, infatti, inserita come testo filosofico del Sama Veda, aggancia la meditazione alla pratica che il Sama ha stabilito. Il Sama Veda è un libro che sostanzialmente non aggiunge nulla agli inni del Rig Veda, ma formula le istruzioni per la recitazione degli inni in forma cantata. Quindi, introduce di per sé proprio il valore del “fattore umano”, dell’esperienza che dalle scritture l’iniziato deve condurre. Dirà infatti che come la terra è il Rg Veda, il Sama è il fuoco. Il canto, Sama, è l’elemento vivificante, l’esperienza diretta, il qui e ora, sempre unico e sempre frutto dell’azione e dell’esperienza, che la tradizione scritta fonda e può supportare, ma non esaurisce, non può incarnare. Occorre …

La Parola Madre. Teologia del Suono e della Parola nei Veda e nello Yoga.

Con l’inizio della celebrazione di Navaratri, dobbiamo concentrare il pensiero e le nostre energie a cogliere un grado più profondo e più reale, vivido, di esperienza della Dea Madre. L’induismo, come il cattolicesimo, ha fatto un largo uso dell’iconografia della Dea, immagini le cui origini si possono tracciare fino alla preistoria. Il significato profondo però è apparentemente semplice. Se Madre è un concetto universalmente riconoscibile, la sua divinizzazione può procedere o per un artificio retorico, che ci porta a stabilire una dimensione di genere ontologica, un “eterno femminino” le cui caratteristiche sono però definitivamente “troppo umane”, dettate da convenzioni e oppressioni secolari, certamente non innocenti. Oppure deve risalire a una tradizione di ricerca dell’essere in sé, che ha indagato l’origine del mondo in termini assoluti, non umani, non qualificati. La vera Origine, denominata Madre o padre, o come nella cosmogonia indiana, padre e madre. Risalire a questa Origine è il …

In lode della Grande Dea. Devi Mahatmya.

IL RE, IL MERCANTE E IL SAGGIO Il Devīmāhātmya inizia con il racconto del rishi Mārkaṇḍeya che narra di un re virtuoso, di nome Suratha, di come soffrisse per aver perduto il suo regno e come cavalcando da solo nella foresta fosse giunto all’eremo di Medha, un sant’uomo. Il racconto poi prosegue con l’arrivo all’eremo di un mercante di nome Samadhi, espropriato della sua ricchezza e scacciato dalla sua avida famiglia. In quel luogo, circondati dalla pace e dalla bellezza, entrambi si aspettano di trovare la tranquillità, ma al suo posto emerge un profondo tumulto interiore, alimentato da pensieri ricorrenti di smarrimento, tradimento e di attaccamento a ciò che si erano lasciati alle spalle. Il re riteneva che in quanto uomini di conoscenza, avrebbero dovuto saper individuare la causa della loro infelicità. Insieme si rivolgono a Medha, che immediatamente riconosce nella conoscenza intesa dal re la conoscenza del mondo materiale …

Bhagavad Gita. La quintessenza dell’istruzione spirituale.

“Bhagavad Gita. La quintessenza dell’istruzione spirituale.” Questo libro è detto essere la sintesi perfetta di tutta la dottrina spirituale dei Veda e delle Upanishad. Il testo, trasmesso come una conversazione di Krishna con Arjuna sul campo di battaglia, non è inteso a stabilire un culto particolare, non è destinato a una casta particolare, sebbene sia enunciato da Krishna e dedicato a incitare un guerriero. Quello che si svela, davanti alla fatalità della morte, dell’uccidere o dell’essere uccisi, è la domanda di fondo della coscienza, davanti al dubbio essenziale, tra la vita e la morte, tra l’egoismo e il richiamo al dovere. Dunque la prima risposta, e la sola risposta, che il divino avatara può rivolgere all’uomo Arjuna, riguarda l’universalità della Realtà, come presenza divina stessa, come Dio stesso. E con essa, l’universalità del Dharma, del dovere e destino di ciascun vivente, secondo la propria natura, inclinazione e vocazione. Le domande …

Il Ramayana, parabola gnostica. Il viaggio celeste dell’Eroe.

Nelle mitologie la comparsa del Fanciullo è il segno divino per eccellenza. Pur essendo tra i miti più arcaici dell’umanità il Fanciullo deve accadere, per la natura della sua funzione, storicamente. Non può restare un mito astratto, di quelli “che non sono mai accaduti ma sono sempre”. Il fanciullo, infatti, si presenta in un momento preciso, quando è necessario che si fondi una civiltà, un mondo, una cultura. Perciò il fanciullo è l’Eroe, colui che accade, si rivela al mondo, con una funzione precisa e fondativa, che determina il volto e la cultura che da lui prenderanno inizio. Per questo Rama è inteso in India come un personaggio storico realmente esistito, l’Eroe fondatore della civiltà indiana, l’eroe patrio per eccellenza. Così Gesù è fondatore dell’era in cui viviamo, sulla cui nascita calcoliamo il tempo storico. Rama diffonde con la sua presenza, con il suo passaggio, il paradigma morale dell’India, ne …

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